A circa un mese dalla diffusione delle analisi che confermavano i valori di Nichel e Arsenico superiori ai limiti nella falda intorno alla discarica di Castellino dobbiamo constatare quanto astratte siano state le azioni realmente intraprese per avversare questo inquietante processo.  

Evidentemente per alcuni personaggi che hanno rappresentato la politica locale negli ultimi anni, e il settore ambiente in primo luogo, è più facile esprimere il proprio spirito ecologista per Portoselvaggio, salvo poi trascurare una bomba inquinante sulla quale siamo tutti scomodamente seduti.

A tal fine ci sentiamo in grado di avanzare una proposta di riqualificazione che attueremo non appena saremo chiamati a governare la Città e che crediamo possa aiutare a arginare, almeno in parte, i danni provocati all’ambiente e alla salute dei neretini: l’idea è quella di riconvertire l’intera area della discarica in un parco pubblico.

Dopo una corretta analisi abbiamo ricercato esperienze e progetti analoghi e ci siamo convinti che sia la direzione verso la quale è giusto incamminarsi. Esempi virtuosi giungono da New York, Tel Aviv, Madrid e altre grandi città, ma per restare in Italia citiamo la Thyssenkrup Ast di Terni che dopo aver rappresentato un pericolo per la salute dei cittadini, oggi presenta un piano per consegnare al paesaggio un doveroso riscatto.

Al momento sappiamo con certezza che la discarica di Castellino è attiva dal punto di vista chimico e i danni sono incalcolabili; ci giungono notizie di esperti i quali hanno avviato studi per censire e stabilire i veri effetti provocati nell’aria, in termini di allergie e malattie dell’apparato respiratorio. Le altre conseguenze nell’acqua e nei terreni li possiamo intuire tranquillamente.

Appena i neretini ci daranno il proprio consenso avvieremo l’iter burocratico per la sua post gestione che include la totale messa in sicurezza del sito – che ricordiamo ancora oggi non è avvenuta –, gli interventi meccanici di captazione dei gas che si producono e l’inibizione dell’utilizzo dei pozzi di acqua dove verranno individuate infiltrazioni del percolato. Poi, in collaborazione con validi professionisti, redigeremo un progetto di piantumazione scegliendo essenze arboree tra le più idonee a velocizzare il processo di decomposizione ma che siano anche naturali indicatori di eventuali fughe di gas.

Lo immaginiamo come un polmone verde, un parco cittadino attrezzato che riabiliti almeno in parte quella macchia che ha contraddistinto la nostra Nardò per un ventennio e che mira a saldare così il proprio debito verso il territorio.

 

Gianluca Fedele

Presidente Andare Oltre

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