Bari 30 sett:_ “Arriva il primo risultato di una gestione fallimentare ed emergenziale delle risorse idriche regionali: nelle case dei pugliesi arriverà meno acqua.” lo dichiara il vice presidente della Commissione Ambiente Cristian Casili in seguito al provvedimento, deciso da Regione e Acquedotto pugliese, che si è imposto a causa della scarsità di acqua che sta minando i rifornimenti idrici: ad oggi, infatti, negli invasi ci sono 225 milioni di metri cubi di acqua in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e, stando ai dati storici degli anni precedenti, difficilmente le precipitazioni potranno bilanciare questo deficit. La Puglia, ad oggi, si colloca insieme a Sardegna e Sicilia, tra le prime Regioni più assetate d’Italia con una forte recrudescenza dei fenomeni di desertificazione.

“Sono dati inconfutabili – incalza Casili – e non possiamo più permetterci misure idrauliche d’emergenza, per questa ragione ho richiesto più volte al Governo regionale di pianificare a più livelli una corretta gestione sull’uso delle acque potabili ed irrigue.”

Casili prosegue ribadendo una serie di proposte che permetterebbero di risolvere o quantomeno arginare questa seria problematica: “Occorrerebbe una urgente ricognizione dei pozzi ad uso irriguo, molti di essi irregolari e causa di un sovrasfruttamento  delle falde che ci espongono al rischio ingressione di acqua marina.

A questo si aggiunge una estesa impermeabilizzazione dei suoli, che non permette alle nostre falde di ricaricarsi nei periodi più piovosi. Vanno poi potenziate le reti irrigue dei Consorzi di Bonifica ormai vetuste e senza manutenzione da anni, ancor più se vogliamo pensare di concretizzare il tanto auspicato riutilizzo dei reflui depurati ed affinati che altrimenti non avrebbero una idonea distribuzione nei campi.

Se il fabbisogno potabile dei pugliesi si aggira intorno ai 400 milioni di metri cubi, la nostra agricoltura ne consuma oltre 900 milioni. Segno che occorre programmare il futuro con colture meno idroesigenti e poco energivore, puntando su ecotipi locali che si sono adattati nel tempo a condizioni di aridocoltura. Anche i sistemi di irrigazione devono cambiare, puntando sulla microirrigazione e il ricorso computerizzato a sistemi di rilevamento dell’umidità che permettono la corretta distribuzione dell’acqua quando richiesta dalle colture.”

Ma anche i Comuni e le Province, spiega Casili, devono fare la loro parte: “attraverso la pianificazione di un verde pubblico meno idroesigente nelle città e sulle strade provinciali, che elimini il ricorso a prati e essenze di altri bioclimi che richiedono grandi quantitativi di acqua.

Occorre poi pensare a sistemi di accumulo e recupero. A tal proposito sono finalmente partiti, grazie a un mio emendamento, quattro progetti pilota di studio di cave dismesse  per trasformare le cave pugliesi dismesse in Biolaghi. Anche questa può rivelarsi una strategia premiante se pensiamo che un sistema diffuso di biolaghi su centinaia di ettari di aree cavate in Puglia può rifornire acqua per l’agricoltura, il verde pubblico, per le industrie e migliorare il microclima favorendo le precipitazioni.”

“Va poi affrontato seriamente – prosegue il consigliere salentino – il problema delle perdite da parte del più grande acquedotto d’Europa che spreca oltre il 40% di acqua lungo tutto il sistema di distribuzione. Solo per citare qualche esempio, a Minervino Murge un tubo che parte dalla diga di Locone e arriva fino all’acquedotto pugliese perde acqua in continuazione da entrambi i lati, e a Castellaneta nel tarantino da oltre tre anni  un tubo di grosse dimensioni perde senza sosta metri cubi di acqua che si disperde nella gravina a pochi metri dal centro abitato.

Certamente il ricorso al riutilizzo dei reflui, che fino ad oggi sconta forti ritardi con i depuratori, diventerà fonte alternativa importante per la Puglia, se pensiamo che ogni anno per 100 mila abitanti sversiamo in mare 7 milioni di mc di acqua. Vuol dire che se riuscissimo a riutilizzare tutti i reflui prodotti dai pugliesi avremmo a disposizione 280 milioni di metri cubi di acqua, pari a due invasi del Pertusillo. Insomma – conclude Casili – se oggi la principale fonte irrigua per la nostra agricoltura è l’acqua di falda, occorre un cambio repentino di rotta: l’acqua, purtroppo, non è un bene illimitato.”

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