Consiglio comunale sul bilancio: tante critiche ma poco coraggio da parte dei pretoriani vecchi e nuovi del sindaco. La maggioranza si ricompatta e addirittura si allarga per non perdere il posto.
Con ben 18 voti a favore è stato approvato lo strumento economico finanziario che dovrebbe prevedere le spese per il 2014 a 70 giorni dalla fine dell’anno. Una consuetudine per il Comune di Nardò. Un esercizio puramente scolastico dopo che i nostri amministratori hanno speso tutto ciò che c’era da spendere derogando puntualmente ai cosiddetti dodicesimi in decine di circostanze.
Molte le perplessità tecniche da noi sollevate. Sulle previsioni di incasso dell’Imu che nel 2013 erano di circa 12 milioni di euro, nel 2013, a consuntivo divenivano di 9,6 e nel 2014 tornano ad essere di 9,7 milioni. A dimostrazione che il parere dei revisori ex art. 239 del Tuel su congruità, attendibilità e coerenza del bilancio di previsione era assolutamente insoddisfacente. Un fatto grave che dimostra ancora una volta l’inadeguatezza di questo collegio di revisori che rilascia pareri stringati, non partecipa alle sedute di Commissione, sfugge alle richieste di chiarimenti dei consiglieri, adduce ogni scusa possibile per non venire in Consiglio, percependo per giunta 10.000 euro circa a testa per svolgere le sue funzioni in maniera a dir poco discutibile, incompleta e parziale.
Perplessità anche relativamente ai debiti fuori bilancio. I revisori parlano di 1.380.000 euro di debiti “riconosciuti o da riconoscere”. I dirigenti parlano di debiti fuori bilancio pari a zero e lo stesso fa il sindaco salvo portarne poi una carrellata in ogni seduta di consiglio. Sulla Tari si è però forse consumato il dibattito più interessante per i cittadini. I 300.000 euro di recupero dell’evasione messi a bilancio non sono stati scomputati inspiegabilmente dal monte complessivo di 7.225.000 euro di costo del servizio per il 2014. Un calcolo che ove correttamente fatto avrebbe fruttato un altro 5% di riduzione della tassa sui rifiuti per i cittadini.
Per non parlare della social card e della mensa tagliate e ripristinate, dopo la furente protesta popolare, in un balletto stucchevole e arrogante sulla pelle dei cittadini più deboli. Tutto si può spiegare secondo il sindaco con il mancato aumento della Tasi al 2,3 per mille. Come se non bastassero già l’Imu e l’Irpef al massimo consentito per legge. 1.208 comuni italiani su 8.057 hanno in realtà fissato l’aliquota Tasi allo 0 per mille. Altri 657 l’hanno lasciata all’1 per mille. Altri ancora hanno deliberato aliquote tra lo 0 e l’1 per mille. La dimostrazione che si può governare senza tartassare i cittadini e tirando la cinghia come chiediamo da 4 anni. I sacrifici li faccia la politica, i cittadini hanno già dato. Si cominci col tagliare consulenze, incarichi, patrocini, bollette e spese varie se si vuole davvero cambiare registro.
Pippi Mellone
Consigliere comunale
Comunità Militante
Andare Oltre
Oronzo Capoti
Consigliere comunale
Nuovocorso per Nardò