Uno dei padri del diritto amministrativo moderno M.S. Giannini affermava che :“Le amministrazioni pubbliche sono una delle cose più imperfette che esistano per la loro essenziale contraddizione: sono spaventose di potenza e insieme inermi, sopraffanno ma si lasciano puerilmente gabbare, hanno ricchezze immense e vivono lesinando, sono concepite secondo ordine e vivono in disordine”.
Tale interpretazione per quanto risalente nel tempo appare di strettissima attualità e bene si attaglia alla nostra Amministrazione comunale che vede esprimersi, da ultimo, in un coraggioso atto di tracotanza autoreferenziale, con cui si assegnano lauti voti ai dirigenti del Comune di Nardò.
Il decreto sindacale n.10/15, adottato lo stesso giorno in cui scadeva il termine per il pagamento dell’IMU – TASI, per come concepito, si presta a facili censure sia sotto il profilo giuridico che sociologico.
Mi astengo dal riferirmi alle norme ed al formalismo giuridico, che certamente ha portato l’OIV del Comune di Nardò, peraltro, composto da persone degne e competenti a proporre una valutazione di merito così elevata.
Sulla carta le riforme, che hanno riguardato il pubblico impiego, dalla legge “Brunetta” in poi, mirano a realizzare un’amministrazione orientata al risultato e alla responsabilità e meno autoreferenziale. Il modello di governance che si propone è costituito da un’amministrazione tesa all’obiettivo ed attenta alla qualità dei servizi.
Le pubbliche amministrazioni sono chiamate ad essere sempre più in grado di leggere e governare, in una logica manageriale, l’insieme delle istanze, ponendo attenzione alle modalità di utilizzo delle risorse, allo scopo di migliorare la qualità dei diversi servizi erogati.
Mi chiedo: punteggi, che lambiscono l’eccellenza, dovrebbero coniugarsi con risultati tangibili non solo agli addetti ai lavori, quali sono i componenti dell’OIV, ma anche e soprattutto dai cittadini.
Il quadro asimmetrico che si ricava da una riflessione oggettiva della realtà esporrebbe il decreto sindacale prima citato ad ilarità, se non fosse che le conseguenze tragiche ricadono, ahime, sui cittadini che appaiono degradare, davanti a siffatte determinazioni sempre più nel ruolo di sudditi, in questa ridente città del Salento.
L’urbanistica che non c’è, come ci attestano più di ogni altro indicatore teorico le sentenze del TAR, che con puntualità svizzera hanno rinviato al mittente qualsiasi tentativo di pianificazione, sia inerente il settore turistico-costiero che quello inerente il territorio tout court; a proposito di PUG, ne avete più sentito parlare? Per non parlare della figuraccia in “mondo visione” riguardante la mancata lottizzazione della Sarparea, il famoso progetto della sig.ra Alison; ed ancora non può non essere annoverato il sistema di riscossione fiscale, peraltro, lambito da inchieste e procedimenti giudiziari vari, dove si avverte un senso di precarietà disarmante e che lascia stupefatti, in un senso di isolamento, i tanti contribuenti onesti di questo paese; per non parlare della modestissima, se non inesistente capacità di custodia e manutenzione del patrimonio comunale, dall’edilizia scolastica a quella sportiva dalle strade al verde pubblico.
Quale città avete visto? in che Paese vivi caro Sindaco sottoscrittore di un provvedimento claudicante sin dal suo concepimento?
Volutamente ho riservato alla fine del mio ragionamento l’anello, palesemente, mancante della nostra macchina amministrativa, che più che ad una macchina da guerra rimanda all’immagine di una macchina da scontro, che sembra competere nello scontrarsi proprio con gli interessi di noi cittadini e del bene comune, che dovrebbe tutelare, valore quest’ultimo, che radica la sua ragion d’essere nel principio presidiato dalla costituzione del buon andamento e dei suoi corollari della trasparenza e della partecipazione.
Buon andamento tradito più volte, allorquando si è trattato, per esempio, di risolvere la questione SOVIVA – Torre Inserraglio (piscina comunale ed altre infrastrutture), allorquando si è proceduto a nominare consulenti sulla base del famoso “Manuale Cencelli” in ragione di rapporti di convenienza politica e non amministrativa, buon andamento e trasparenza, tradite in modo palese dallo scandalo della Farmacia Comunale. La carenza dei controlli posti in essere per l’unica partecipata del Comune e soprattutto le modeste, anzi modestissime determinazioni adottate a ridosso della confessione dell’ammanco da parte dell’ex Presidente del CdA, nominato su “condizionamento politico” da parte del socio privato, la dicono lunga sulla mancanza di anticorpi idonei a tutelare l’interesse pubblico dal rischio di infiltrazioni e/o contaminazioni di interessi di malaffare; del resto la titubanza nell’affrontare l’altra questione aperta in tema di trasparenza ed afferente l’aggiudicazione ad una “ditta”, attinta da interdittiva antimafia per lo svolgimento di uno dei servizi fondamentali per la città, quale la pubblica illuminazione, ci conferma che su questi temi le idee a Palazzo Personé sono poche e confuse.
Ci sarebbe ancora tanto da dire e da dimostrare in merito alla irragionevolezza della determinazione adottata, ma rischierei di tediare i pochi lettori che avranno deciso, bontà loro, di seguire il mio sintetico ragionamento.
Per cui concludo, rivolgendomi direttamente e singolarmente a ciascuno dei dirigenti, a cui riconosco, comunque, onestà intellettuale e capacità umane di sopportazione non indifferenti, atteso il livello, davvero basso, della classe politica, che ci ritroviamo, purtroppo, per nostra scelta e non per lo scherzo del destino cinico e baro.
A ciascuno di voi, in vero, beneficiario di una prassi formalistica disancorata dalla realtà fattuale, chiedo di fare un sacrificio reale e questo sì facilmente misurabile, ossia, di rinunciare ai voti così generosamente assegnati e quindi agli incentivi economici conseguenti, sarebbe un segno di attenzione verso la comunità che amministrate, che attraversa, peraltro, un periodo di crisi che è ben al di là di trovare pronte soluzioni. Un beau geste che vi farebbe passare alla storia e sarebbe una buona pratica imitabile anche da altre città.
In fondo, il mio, è un “invito alla castità”, l’unico voto che andrebbe preso, oggi più che mai, a Palazzo Personé.
Vincenzo Candido Renna