Una domenica da ricordare quella appena trascorsa. La squadra di calcio cittadina viene meritatamente promossa in serie D. Il Nardò ammesso a pieni voti nella quarta categoria nazionale, un meritato traguardo le cui ragioni vanno individuate anche attraverso un’eccellente organizzazione sportiva. Presidente, dirigenti, tecnici, mister, giocatori e, cosa più importante una tifoseria che con enormi sacrifici ha sostenuto questa realtà sportiva a cui va il merito di essere sempre e comunque il “dodicesimo uomo” in campo.

Una domenica in festa, tifosi, giovani, famiglie e anziani tutti a partecipare in piazza, striscioni, fumogeni, selfie, rumori di clacson, grida, tutto ciò che rende unica una manifestazione di giubilo per un traguardo sportivo meritato.

Non nascondiamo il nostro entusiasmo e i complimenti che da queste pagine rivolgiamo a sportivi & tifosi, ma meno gioviale è lo scenario in cui tutto questo avviene e di cui noi a più riprese abbiamo ampiamente documentato.

Lo sport a Nardò è una realtà?

Quello che di contro è sotto gli occhi di tutti, politici inclusi, è lo stato pietoso in cui versano quelle poche strutture pubbliche che per ragioni che presumiamo “irrazionali” non hanno quell’attenzione che meritano.

Le tante associazioni sportive sono li a dimostrare che lo sport a Nardò è parte integrante di un sistema di aggregazione sociale. Basta guardarsi intorno per scorgere lo sportivo che manifesta tutta la sua necessità di praticare un attività fisica salutare.

Occorre essere sulla Luna per non rendersi conto di quanto questa comunità abbia bisogno di una piattaforma sportiva adeguata e ripartita in strutture funzionali e fruibili per tutti.

La stato dell’arte in cui versa rovinosamente non è dei più rosei, manifestazioni di intenti che hanno generato errori, contribuendo a non far partorire un progetto di insiemi ed organico a rendere lo sport uno strumento di formazione per i giovani, un momento di ozio creativo per i meno giovani e un momento di svago e di convivialità sociale per i nostri anziani sempre più propensi a mettersi in discussione vista la loro indole di caparbi e capaci giovani dentro molto avanti con l’età.

Tutto è relegato all’improvvisazione al pressappochismo che da tempo la politica nostrana ha adottato come cultura del fare per non fare, come strumento ingannevole verso quei cittadini che se da un lato reclamano una qualità di vita che contempli almeno l’essenziale, dall’altro si è consapevolmente prestata alla pratica mai in disuso “dell’accomodamento” tanto da spingersi al limite di una onestà intellettuale che da sempre latita e sfocia nel protagonismo politico che promette ma non mantiene.

Esempio, le palestre scolastiche “donate” in comodato d’uso ad associazioni sportive di qualsiasi natura anche senza nulla a pretendere come se fosse un bene nella disponibilità personale di qualcuno. La gestione del polivalente senza un efficace supporto, il tensiostatico di via Giannone con annessi e connessi abbandonato.

Fortunatamente per noi la caparbietà di un presidente che ama follemente la pallacanestro tanto da rimetterci i propri soldi e credere fortemente di rifarne uno di sana pianta ci tranquillizza da un lato ma basta pensare a questa amministrazione che tutto crolla come castelli di sabbia.

Non parliamo delle presunte piscine. Argomento che ha riversato sulle pagine dei giornali di regime e sugli organi di informazione libera barili di inchiostro tanto da colmare una vasca olimpionica.

Il fallimento di una politica che negli anni tra promesse, facce sorridenti, pacche sulle spalle e caffè offerti con sorrisi ironici, hanno carpito la buona fede?

Incompiuta a “Torre Inserraglio” lasciata a marcire mentre si è pronti a prostrarsi per opere faraoniche di dubbia utilità.

Lei non sa chi sono “Io” andava di voga molti anni fa, in questo paese appare un’arte in piena attività.

L’amministratore e il dirigente di turno investiti non si sa da quali poteri divini esercitano un potere che va nettamente in contrasto con le esigenze di questa comunità.

Si continua imperterriti a una incessante e costante cattiveria riversata verso una comunità che non riesce mai a vedere la terra promessa. Un piano organico e funzionale di servizi pubblici organizzati e fruibili.

Una vergogna che non da la giusta dimensione di come questa città langue in un immobilismo politico che a più riprese negli anni ha manifestato la sua palese incapacità a rendere invivibile una comunità che ha la necessità di essere rappresentata da una politica attenta e preparata.